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BOB IGER TORNA CEO DI DISNEY E BOB CHAPEK ABBANDONA

by Toyzntech_bot

Bob Iger ha sostituito Bob Chapek come CEO della Disney, una svolta shock per la più grande società media del mondo che è stata in subbuglio da quando Iger si è dimesso da CEO nel febbraio 2020.

La scossa che ha colto di sorpresa l’industria dell’intrattenimento e Wall Street ricorda una situazione di una generazione fa in Apple nel 1997, quando Steve Jobs tornò, dopo 12 anni, al timone dell’azienda che aveva co-fondato. Iger è rimasto senza potere come amministratore delegato per poco meno di tre anni.

Le azioni Disney sono balzate dell’8% nelle negoziazioni pre-mercato a $ 91,80 per azione lunedì mattina presto in risposta alla straordinaria reintegrazione di Iger. Arriva meno di due settimane dopo che la società ha riportato il prezzo di chiusura più basso per le azioni Disney in più di due anni, poiché i risultati trimestrali del conglomerato dei media sono stati inferiori alle aspettative di Wall Street come avevamo riportato qui.

La cacciata di Chapek arriva sulla scia di un rapporto sugli utili del terzo trimestre che ha spaventato Wall Street poiché la spesa per contenuti e marketing per le piattaforme Direct To Consumer della Disney ha raggiunto il picco previsto di $ 1,5 miliardi nell’anno fiscale 2022. Nonostante una crescita degli abbonati ai servizi di streaming per il trimestre, il risultato economico ha comunque avuto un impatto sul prezzo delle azioni Disney che sono scese ben al di sotto della soglia dei $ 100, a $ 90, il 9 novembre, il giorno dopo il rapporto sugli utili post-vendita della Disney.

Il ritorno al vertice di Iger aggiunge un finale drammatico alla soap opera che ha affascinato Hollywood negli ultimi anni. Iger, data la sua leggendaria corsa di 15 anni che ha trasformato la Disney attraverso acquisizioni e grandi ambizioni, avrebbe invariabilmente gettato una grande ombra sul suo successore. 

Chapek ha commesso alcuni primi passi falsi in tempi di pandemia. Ha anche sviluppato una strategia di scommettere solo sul potenziale di crescita di Disney+, ESPN+ e Hulu. Poiché il potenziale di crescita del settore dello streaming globale è chiaramente plafonato, Chapek ha avuto il non invidiabile compito di fornire i numeri a Wall Street. Ha dovuto gestire le chiusure dei parchi a tema in periodo di pandemia, ha avuto scontri con la comunità creativa di Hollywood, ha dovuto presentare scuse pubbliche ai dipendenti Disney per la gestione da parte dell’azienda degli sforzi di lobbying e delle donazioni politiche in Florida legate alla recente legislazione anti-LGBT dello stato. Insomma, non è stato né fortunato, né abile. Nonostante questi passi falsi, il consiglio di amministrazione della Disney aveva rinnovato il suo contratto per tre anni a giugno. Salvo poi ricredersi dopo pochi mesi. Chapek, a nostro avviso, non ha potuto esprimere al meglio le sue doti. Probabilmente più legate alle operation che alla guida di una entertainment company globale multipiattaforma.

Infine, un commento: dati i tempi di manovra molto ristretti, il board non aveva altra scelta che richiamare Iger. Piuttosto che impegnarsi in una ricerca di un sostituto fatta di fretta. Ora hanno due anni di tempo. E nel mandato dato ad Iger c’è espressamente la richiesta di trovare un sostituto di pari valore e visione. Per la transizione e per la guida dei prossimi 10 anni Iger deve provvedere a individuare il proprio successore. E nel breve periodo ridurre i danni. 

Certo stupisce il fatto che un gruppo come Disney non riesca a produrre o attrarre un successore di Iger all’altezza. Ma il problema credo risieda nella magnitudine del ruolo e dal complesso mix di doti. visione e telento che il leader deve avere.

Iger è indubbiamente un leader di immenso valore, ma Disney non può fondare il suo permanere ai vertici dell’ecosistema globale dell’entertainment sulla speranza che Iger duri in eterno. Deve perciò spendere questi due anni a trovare un suo “erede” e proporlo al Board con una successione – in affiancamento – paragonabile a quella avvenuta tra Eisner e Iger stesso.

Credits: Geekonomy

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