Se c’è una cosa che gli abbonati a Netflix imparano presto, è che i tesori, i veri gioielli disponibili sul servizio on-demand sono spesso nascosti e poco pubblicizzati.
E in un mese dedicato quasi interamente alla promozione della nuova stagione di Orange is the New Black, di Godzilla 2 e dei nuovi film arrivati, Final Space rappresenta forse la sopresa migliore e probabilmente il prodotto migliore uscito sulla piattaforma nel mese di luglio.
Nata nel lontano 2010 dalla mente di Olan Rogers e David Sacks per la TBS (canale televisivo statunitense), la serie ha avuto una lunga gestazione, fino ad essere contesa per i diritti di pubblicazione anche da Comedy Central, Fox, Fx, Youtube e Fullscreen.
Composta da 10 episodi di 20 minuti circa, Final Space vede come protagonista Gary, un umano che in un lontano futuro si trova costretto a scontare una condanna di 5 anni in una nave-prigione spaziale, praticamente da solo, con l’unica compagnia di HUE, intelligenza artificiale e computer di bordo e KVN, un folle robot che sembra nato per spazientire Gary e prendersi gioco di lui, con pochissime rotelle al loro posto.
Durante una missione spaziale, Gary viene avvicinato (abbracciato) da Mooncake, una simpatica palla verde dolciosa e coccolosa (già oggetto di merchandising) e i due, con l’aiuto di alcuni compagni di viaggio improvvisati, si troveranno ad affrontare il mistero del Final Space, a cui proprio Mooncake sembra essere fortemente collegato.
La ricetta per Final Space è un’ambientazione futuristico-spaziale che ricorda Futurama mischiata a un’ironia tagliente e cinica stile Rick&Morty e alla capacità di cambiare atmosfera rapidamente e sprofondare in momenti emozionanti e duri tipica di Bojack Horseman.
Ingredienti presi da un grande classico e da due delle serie per adulti qualitativamente migliori degli ultimi anni. Ma Final Space, oltre alle similitudini, ha davvero poco di già visto e l’originalità della storia e dei temi proposti è il suo vero punto forte.
Quando pensi di aver già visto tutto, di assistere all’introduzione di protagonisti poco originali o veri e propri cliché, in poche puntate tutto viene ribaltato e proseguendo, la storia diventa sempre più dura e interessante, avventurandosi in territori sorprendenti.
Straordinario anche l’accompagnamento sonoro, capace di emozionare nei momenti più drammatici con musiche azzeccatissime o di infliggere pugni nello stomaco con lunghi silenzi in cui sullo schermo potrebbe accadere ogni cosa.
Da gustarsi preferibilmente con il doppiaggio inglese, che vede star come Conan O’Brien e David Tennant oltre allo stesso Olan Rogers. Una serie facile da divorare e che si presta benissimo al binge watching.
L’unico vero “difetto” della serie di Olan Rogers è proprio il desiderio che suscita nello spettatore una volta terminati i 10 episodi, la voglia di avere subito una seconda stagione che arriverà, ma non prima del 2019. Un gioiellino che probabilmente avrà la sua ribalta nei mesi a venire e che già da ora sta riscuotendo un grande successo. Meritato, fino all’ultimo secondo di visione!